Idee Referendum nel Regno Unito
Il premier britannico David Cameron parla con i giornalisti prima di un consiglio europeo, a Bruxelles.

Il “Brexit”, una sfida anche per i mezzi d’informazione

Il 2016 sarà segnato dalle discussioni sul terremoto che provocherebbe l'uscita del Regno Unito dall’Unione dopo il referendum annunciato dal premier David Cameron. Un dibattito che non riguarda solo gli inglesi, ma tutti i cittadini europei, sostiene il direttore del consorzio radiofonico Euranet Plus.

Pubblicato il 15 Febbraio 2016 alle 16:46
European council/Flickr  | Il premier britannico David Cameron parla con i giornalisti prima di un consiglio europeo, a Bruxelles.

Finora la discussione sulla questione "Brexit" si è svolta nel Consiglio europeo, a porte chiuse e al riparo da sguardi indiscreti. In questa istituzione, che riunisce i capi di stato e di governo europei, è in corso una curiosa trattativa. Il primo ministro britannico David Cameron avanza infatti ai suoi colleghi quattro richieste.

Se al termine dei negoziati non dovessero ricevere una risposta da lui considerata positiva, Cameron si vedrebbe costretto a non poter difendere la permanenza del Regno Unito nell’Ue. Non è in dubbio la capacità dei nostri dirigenti nazionali di arrivare a un compromesso all'europea, probabilmente alla fine di un'ultima drammatica notte a Bruxelles. Si tratta tuttavia di un dibattito che merita qualcosa di più di un negoziato fra persone "di buon senso".

In gioco c'è il futuro dell'Europa, a un bivio fra alleanza economica o comunità integrata. I mezzi d’informazione, in qualità di contropotere, si trovano a svolgere un ruolo essenziale per permettere ai cittadini europei di decidere del proprio destino.

Il dibattito sul "Brexit" ha inoltre un'effettiva dimensione europea. Non può e non deve essere confinato entro le frontiere inglesi. Anche se viviamo in spazi pubblici frammentati, a essere in gioco è l'Europa. I sudditi di sua Maestà Elisabetta II non si esprimeranno sui risultati che avrà ottenuto Cameron al termine dei negoziati con i partner europei. Diranno sì o no alla loro permanenza nell'Unione europea nel suo complesso.

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Se invece, contro ogni previsione, gli "in" prevarranno sugli "out" sarà un clamoroso fulmine a ciel sereno in questa Europa apparentemente così poco amata dai suoi cittadini. La vera integrazione politica ferma al palo dopo gli allargamenti del 2004 e i no di Francia e Paesi Bassi del 2005 potrebbe ripartire.

Se vincono gli "out" l'Europa rischia lo smantellamento. Per tutti gli egoismi nazionali sarebbe la dimostrazione di aver avuto ragione a voltare le spalle all’Unione da diversi anni a questa parte. Nascerebbero soprattutto notevoli grattacapi giuridici per chi ha diverse cittadinanze o vive in un altro paese dell’Unione. A farne le spese saranno sia i lavoratori europei nel Regno Unito sia i primi migranti d'Europa, i pensionati britannici, che si sono stabiliti in massa al di qua della Manica.

La diffusione delle informazioni è essenziale per capire bene come gli inglesi decideranno di votare. Ma la lente d'ingrandimento della stampa britannica non sarà sufficiente, considerando quanto le prime pagine dei quotidiani (in particolare di quelli inglesi) sono apertamente schierate a favore dell'euroscetticismo. Il prisma sarebbe dunque deformato e non gioverebbe al dibattito.

Il trattamento del referendum da parte dei mezzi d’informazione deve essere ambizioso e oltrepassare i confini delle isole britanniche. In primo luogo, decifrando qual è la posta in gioco sul piano nazionale, perché da questo scrutinio dipende il futuro di David Cameron a Downing Street. In secondo luogo, rendendo conto delle implicazioni a livello europeo, ma anche e soprattutto delle conseguenze per gli altri cittadini europei e della loro percezione del voto.

Questo ultimo aspetto è una sfida impegnativa per i nostri mezzi d’informazione nazionali, che spesso faticano a pensare europeo, anche quando si parla di Europa. Purtroppo gli scambi fra giornalisti di paesi diversi sono ancora troppo rari. Ma come si può pensare l'Europa usando solo le lenti nazionali? Ecco che il "Brexit" offre alla stampa europea una nuova entusiasmante sfida.

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