Idee Crisi del debito in Grecia
Militanti del sindacato Pame (comunista) manifestano davanti al parlamento, ad Atene, il 6 maggio, in occasione di uno sciopero generale di 48 ore.

Torna lo spettro della Grexit

Le nuove misure di austerity approvate dal parlamento di Atene permetteranno di versare una nuova tranche di aiuti internazionali, ma non risolveranno i problemi di fondo del paese e inaspriranno le tensioni sociali.

Pubblicato il 19 Maggio 2016 alle 07:11
Alkis Konstandinis/Reuters  | Militanti del sindacato Pame (comunista) manifestano davanti al parlamento, ad Atene, il 6 maggio, in occasione di uno sciopero generale di 48 ore.

E così la Grecia è tornata. Non la Grecia dei profughi che sbarcano a Lesbo e della tendopoli di Idomeni. È tornata la Grecia che era stata sulle prime pagine di tutti i giornali europei per mesi prima dello scoppio della cosiddetta crisi dei migranti: quella del debito pubblico al 182 per cento del pil, degli infiniti negoziati con la troika, delle manifestazioni contro l’austerità e del rischio di uscita dall’eurozona.

C’era da aspettarselo: i problemi di fondo del paese non sono stati risolti, i negoziati sull’ultimo piano di salvataggio sono bloccati da mesi e Atene rischia di nuovo di finire i soldi.

Con ogni probabilità le misure di austerità approvate dal parlamento l’8 maggio – tagli alle pensioni, aumenti delle tasse e dei contributi sociali per risparmiare 5,4 miliardi di euro – avvicineranno lo sblocco della nuova rata del prestito di 86 miliardi di euro negoziato nell’agosto del 2015. Ma quelle misure avranno ulteriori effetti recessivi sull’economia del paese, provocheranno nuove proteste e non saranno sufficienti per soddisfare tutte le pretese dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale (Fmi).

Un memorandum più duro dei precedenti

Il paradosso è che a spingere per far passare le riforme in aula, nel mezzo di violente proteste di piazza, questa volta sia toccato ad Alexis Tsipras, il leader di Syriza che nel gennaio del 2015 aveva vinto le elezioni promettendo la fine dell’austerità e otto mesi più tardi, dopo aver perso l’appoggio di parte del suo partito, si è fatto confermare da un nuovo voto per avere un mandato più solido e maggiore legittimità politica nei negoziati internazionali.

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Il memorandum siglato da Tsipras l’anno scorso si è però rivelato forse ancora più duro dei precedenti. E i mesi passati tra la chiusura di quell’accordo e l’effettiva discussione parlamentare dei nuovi provvedimenti d’austerità non sono serviti né a migliorare le condizioni interne né a creare un clima internazionale più favorevole alla Grecia. Di recente, poi, sono sorti nuovi attriti. Scettico sulla possibilità che il paese arrivi a un avanzo primario del 3,5 per cento del pil nel 2018, l’Fmi ha proposto un pacchetto di “misure di contingenza”, da applicare se l’obiettivo di bilancio non sarà raggiunto. Ma la richiesta non era stata discussa negli accordi dello scorso anno, e Atene è contraria.

In questo clima di negoziati, scioperi e manifestazioni, lo spettacolo che si è visto in parlamento non è stato troppo diverso da quello a cui avevamo assistito negli anni scorsi, ma a parti invertite: il primo ministro Tsipras che difende le riforme e accusa l’opposizione, cioè soprattutto il centrodestra di Nea dimokratia (oggi guidato da Kyriakos Mitsotakis, ultimo rampollo di una delle grandi famiglie politiche greche) di non avere proposte alternative e di essere irresponsabile, e l’opposizione che gli rinfaccia di non essere di sinistra ma solo attaccato alla poltrona.

Il punto è che per uscire da una crisi che continua ad avvitarsi su se stessa la Grecia avrebbe bisogno di una nuova ristrutturazione del debito. Ufficialmente i tedeschi, alfieri del rigore fiscale e attenti a tutelare i loro interessi, non vogliono sentirne parlare. Ma il vicecancelliere socialdemocratico Sigmar Gabriel si è detto possibilista, e la direttrice dell’Fmi Christine Lagarde ha una posizione chiarissima ormai da qualche tempo: la questione dell’alleggerimento del debito di Atene va discussa insieme ai dettagli del nuovo piano di salvataggio, non in un secondo momento.

Com’era stato annunciato, la riunione dell’eurogruppo del 9 maggio non ha chiarito tutti i dubbi. Ma le misure del governo Tsipras sono state accolte positivamente e si è parlato della possibilità di ridurre il costo del debito, tenendo presenti le necessità fiscali della Grecia. Tra le soluzioni “di lungo periodo” i ministri delle finanze europei hanno anche ipotizzato una possibile ristrutturazione del debito. Qualche dettaglio in più arriverà dal summit del 24 maggio.

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