Jerzy Buzek, nuovo presidente del Parlamento europeo, a Strasburgo il 14 luglio (AFP)

Cinque anni intensi

Crisi economica, clima, immigrazione, allargamento, rielezione di Barroso, trattato di Lisbona. L'agenda degli eurodeputati per la prossima legislatura è già molto fitta. Ma sotto la guida del primo presidente dell'est si preparano ad affrontare le turbolenze, scrive la stampa europea.

Pubblicato il 14 Luglio 2009 alle 17:11
Jerzy Buzek, nuovo presidente del Parlamento europeo, a Strasburgo il 14 luglio (AFP)

I 736 deputati eletti o rieletti il 7 giugno hanno aperto la legislatura del parlamento europeo. Un mandato che si annuncia impegnativo. “Il trattato di Nizza accorda molti diritti al parlamento europeo quanto a partecipazione al processo legislativo dell’Unione europea. Ma se in autunno entrerà in vigore il trattato di Lisbona, il parlamento avrà ancor a più influenza in materia di agricoltura, giustizia e politica interna”, spiega Die Presse. Il quotidiano viennese elenca le questioni importanti che dovranno trattare gli eurodeputati e che si annunciano conflittuali, come la crisi finanziaria e la questione dell’aiuto alle banche, o il budget della Ue, che prevede lo stanziamento per le misure energetiche di 2,4 miliardi di euro che non si sa ancora come reperire.

Sempre secondo Die Presse, la questione dell’allargamento dell’Unione rappresenta un ulteriore problema, dal momento che sarà necessario trovare il consenso sulla richiesta dei cristiano democratici bavaresi di fare approvare l’apertura di ogni nuovo capitolo di negoziazione con un paese candidato dal parlamento tedesco. “Questa decisione avrebbe conseguenze negative sull’adesione della Turchia”, dice il quotidiano di Vienna. Ulteriori sfide sono rappresentate dalla preparazione di un nuovo accordo climatico, e sopratutto dal tema che divide di più, la questione dell’immigrazione: in primavera il parlamento europeo ha chiesto regole meno severe, ma la maggioranza degli stati membri si oppone.

L'evento del giorno, intanto, è l'elezione di Jerzy Buzek alla presidenza del Parlamento europeo, avvenuta grazie all'accordo tra popolari e socialisti. Secondo Gazeta Wyborcza si tratta di un atto simbolico perché porta a compimento le speranze nate trent'anni fa nei cantieri polacchi.

Per il rumeno Evenimentul Zilei, l'avvento del primo presidente del parlamento europeo proveniente da un paese dell'est "conferma, oltre all'accordo tra i più importanti gruppi politici, l'importanza crescente dei paesi dell'Europa orientale in seno all'Unione".

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Per questo motivo, nota Gazeta Wyborzca, "Buzek sa che ogni sua minima azione sarà giudicata alla luce del suo essere polacco, rappresentante della nuova Europa. I paesi fondatori si baseranno sulla sua presidenza per valutare se i nuovi membri sono già abbastanza europei e se la pensano come loro", scrive il quotidiano di Varsavia.

Polska definisce una buona notizia il fatto che la Polonia sia entrata nella "Champions league" d'Europa. "Varsavia sta entrando nel gruppo ristretto dei paesi che stabiliscono l'agenda dell'Unione", si congratula il quotidiano. Ma il quotidiano nota anche che Buzek non può più agire da polacco, ma dimostrarsi un "europeo modello". "Chi pensa che sarà più facile per noi difendere i nostri interessi nazionali con un nostro uomo ai vertici di Bruxelles si sbagliano di grosso", conclude Polska.

Un altro importante appuntamento per i nuovi deputati sarà l’elezione del presidente della Commissione europea. Al momento, fa notare il quotidiano rumeno Evenimentul Zilei, gli eletti europei “hanno dimostrato il loro potere rifiutando la conferma del portoghese José Manuel Barroso”.

“La vera questione a Strasburgo è sapere quanto tempo durerà questa guerra dei nervi e quando sarà messo ai voti il nome di Barroso, candidato sostenuto all’unanimità dai ventisette”, scrive Le Figaro. Il quotidiano francese spiega che i verdi e i liberali europei vogliono aspettare il risultato del referendum irlandese sul trattato di Lisbona, previsto per il 2 ottobre. “Se gli elettori irlandesi approveranno il trattato di Lisbona, com’è plausibile, quella di presidente della Commissione potrebbe infatti diventare una delle tante cariche da attribuire”, spiega il giornale. “Il trattato di Nizza, in vigore, prevede un voto a maggioranza dei presenti. Il trattato di Lisbona, se accettato dagli irlandesi, imporrà la maggioranza assoluta” concedendo in questo modo ulteriore peso a questi due gruppi. “La vittoria di Barroso è nelle mani dei socialisti”, osserva Le Figaro. “Ma il rinvio del voto in autunno darebbe modo agli avversarti del presidente della commissione di mettere in discussione il bilancio e il programma, che tarda ad arrivare”. Un rinvio simile lascerebbe “il tempo per la costituzione di una candidatura rivale, sia a destra, sia a sinistra”.

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