Atene, giugno 2010. Manifestazione contro l'austerity.

Diamo una possibilità ai giovani

Nonostante la ridiscussione dei termini del bailout, i greci sono sempre più pessimisti sul futuro. Per uscire dallo stallo servono le forze delle nuove generazioni, attualmente vittime dell'immobilismo della società.

Pubblicato il 15 Marzo 2011 alle 15:58
Atene, giugno 2010. Manifestazione contro l'austerity.

Le famose mail del "banchiere" che annuncia il fallimento per il 25 marzo [giorno della festa nazionale e del prossimo Consiglio europeo] e il ritorno alla dracma seminano il dubbio in una società già piuttosto perplessa. Gli analfabeti di internet e i neofiti che credono alla "spiegazione" dei misteri dell'universo diffondono la mail, amplificano questa voce stupida e contribuiscono ad alimentare i timori.

La mail dell'Apocalisse è caduta su un terreno fertile: secondo il sondaggio dell'agenzia Public Issue, l'insicurezza e il pessimismo dei greci sul futuro battono ogni record. Nove greci su dieci si sentono minacciati, otto su dieci credono di andare nella direzione sbagliata, sette su dieci sono convinti che la loro situazione peggiorerà.

Tutto ciò rafforza l'impressione diffusa che il paese sia in caduta libera. E un sentimento di passività invade ogni cosa, rendendo meno mobili le menti e i corpi. Lo si vede nel settore pubblico, dove gli uffici rimangono inoperosi perché non ricevono direttive da parte dei responsabili, perché mancano le risorse o per timore di essere controllati. L'inazione è evidente anche nel governo: l'impulso iniziale per l'applicazione delle misure di emergenza è rapidamente venuto meno. L'applicazione di queste misure richiede energia e fiducia, elementi a quanto pare ormai assenti.

Viviamo una terribile crisi di leadership, accompagnata da una terribile crisi di identità. Fra qualche anno l'attuale classe dirigente non esisterà più nella sua forma attuale. Molti volti noti scompariranno dalla scena, qualcuno sopravviverà e altri esprimeranno la nuova società che si sta formando oggi.

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La lotta per l'affermazione di questa nuova espressione collettiva sembra già in atto sotto diverse forme: collettivi, gruppi di volontariato, giornali, blog aziendali. Ma soprattutto le giovani generazioni, umiliate da un futuro violento, stanno tornando verso l'universo individualista degli anni novanta e dell'ultimo decennio.

I giovani fra i 20 e i 40 anni sono una preziosa fonte di manodopera, purtroppo sottovalutata e ridotta al silenzio. L'attuale élite ha allontanato le forze nuove dai centri decisionali, tranne quando appartengono a una grande famiglia. Dopo la grande mobilità sociale degli anni ottanta e novanta, i movimenti sono stati frenati drasticamente. L'immobilismo sociale ha avuto effetti negativi sulla politica e sull'amministrazione pubblica, dove prevalgono i clan familiari e gli intermediari.

Questa situazione interessa anche l'ambiente degli affari: il piccolo mercato nazionale è ossessionato dal neoliberismo e non sfrutta il carattere originale dell'economia mediterranea (piccole imprese, piccole amministrazioni). Il risultato è sotto gli occhi di tutti: cartelli, corruzione, stato privatizzato e vessazione delle classi più povere.

Risorse sprecate

La grande maggioranza dei ragazzi greci che entra nella vita attiva con poche prospettive ha una formazione di alto livello e soprattutto uno spirito cosmopolita che mancava alla generazione precedente. Sono figli della globalizzazione e di internet, la migliore risorsa della nostra società sempre più vecchia e pessimista.

Ma questi giovani sono esclusi, sottovalutati, soffocati. Il nostro paese non ha puntato su di loro per la sua rinascita, perché il sistema non è interessato né alla sua rinascita né alla sua sopravvivenza; non si rivolge a questa generazione, l'ignora, la sacrifica.

I genitori della classe media, dopo aver fatto tanti sacrifici per i loro figli, osservano questa situazione impotenti e timorosi, non possono difendersi né difendere i loro figli o quella misera società che hanno costruito o tollerato. Siamo di fronte a un paradosso drammatico: la Grecia sacrifica i propri figli per i peccati di un élite inutile.

In queste condizioni, come potranno farcela questi giovani? È terribile constatare quanto il nostro governo manchi di entusiasmo e motivazione. Non abbiamo un minimo di amor proprio e di spirito di coesione, e queste mancanze si rafforzano a vicenda.

Il sistema sta creando una bolla, che è destinata inevitabilmente a esplodere. Dal dolore e dalle rovine di questo crollo emergerà una nuova Grecia, con un suo amor proprio, una mobilità sociale, una speranza e un obiettivo comune. Un obiettivo particolarmente difficile: sopravvivere nella libertà. (traduzione di Andrea De Ritis)

Debito

Atene guadagna tempo

L'11 marzo i 17 paesi dell'eurozona hanno trovato un accordo per abbassare il tasso d'interesse sui prestiti contratti dalla Grecia, portandolo dal 5,2 al 4,2 per cento. Inoltre è stato prolungato il periodo concesso per il rimborso, da 3 a 7 anni e mezzo. La decisione, che è stata rivendicata dal primo ministro Georges Papandreou e dovrà essere confermata in occasione del Consiglio europeo del 25 marzo, è stata presa a condizione che il governo greco si impegni a portare a termine più rapidamente il programma di privatizzazione da 50 miliardi di euro, di cui 15 entro il 2013. Nonostante Atene abbia espresso la propria soddisfazione per l'accordo, il quotidiano To Ethnos è convinto che porterà a un inasprimento della politica di "austerity per tutti".

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