Manifestazione per la regolarizzazione dei migranti a Bruxelles. Foto Skender.

Un piccolo passo per i migranti

Poco dopo aver inasprito le sue leggi contro l'immigrazione, l'Italia fa marcia indietro e sospende l'espulsione di milioni d'immigrati clandestini. In Belgio, il governo ha appena raggiunto un accordo che facilita la regolarizzazione dei sans-papiers. Sono passi avanti per i richiedenti asilo, ammette la stampa dei due paesi, ma non è ancora abbastanza.

Pubblicato il 20 Luglio 2009 alle 19:44
Manifestazione per la regolarizzazione dei migranti a Bruxelles. Foto Skender.

"La regolarizzazione Maroni-Sacconi sarà ricordata per aver portato l'Italia multietnica a toccare il traguardo dei cinque milioni di stranieri regolari", scrive Il Sole 24 Ore, riferendosi alla sanatoria che prende il nome dei ministri degli interni e del lavoro. "Un risultato involontario che accelera il trend degli ultimi anni e di fatto avvicina la media nazionale delle presenze extra Ue ai livelli di Francia e Germania". Per Gian Carlo Blangiardo, dell'Università Milano Bicocca, questa "ventunesima regione italiana" può costituire un rimedio ai mali strutturali del paese, invecchiamento e calo di natalità.

Il provvedimento del governo, che sospende il reato di clandestinità appena introdotto dal pacchetto sicurezza, è stato dettato dalla necessità di regolarizzare gli innumerevoli immigrati ormai indispensabili agli italiani, come le centinaia di migliaia di badanti e colf. "L'impressione è quella di un atteggiamento schizofrenico del legislatore", commenta Valerio Onida notando l'incoerenza tra la linea dura propagandata dal governo e il dato di fatto rappresentato dall'immigrazione. Onida condanna la legislazione italiana, che dal 2002 non consente più l'ingresso regolare tramite la sponsorizzazione da parte di un datore di lavoro, e la decisione di non riconoscere la convenzione del Consiglio d'Europa che nel 1992 che prevede l'impegno a riconoscere il diritto di voto agli immigrati residenti da almeno cinque anni.

La questione avvelenava da tempo la vita politica belga. Da due anni i membri della coalizione di governo non riuscivano a mettersi d'accordo, e per tutto questo periodo le manifestazioni, gli scioperi della fame e le occupazioni di chiese si erano moltiplicati. Sabato 18 luglio i ministro del regno hanno finalmente messo a punto "una serie di istruzioni" che regolano la sorte dei immigrati clandestini che vivono in Belgio. "Clandestini: la vittoria di Van Rompuy", titola il quotidiano francofono che sottolinea "il bel successo del primo ministro", che mette fine a questo "fattore di discordia in seno alla maggioranza, in particolare fra i partiti francofoni e i liberali fiamminghi".

Secondo questi nuovi criteri di regolarizzazione, gli immigrati clandestini vittime "di procedure troppo lunghe" (tre anni per le famiglie con figli che vanno a scuola e quattro anni per gli altri) potrebbero essere regolarizzati. L'accordo prevede anche la possibile regolarizzazione per un "durevole radicamento sociale ". In altre parole si terrà conto dell'integrazione del richiedente (conoscenza di una delle lingue nazionali, legami sociali con il Belgio e così via). Anche se non si può parlare di una regolarizzazione di massa di chi chiede asilo, circa 25mila di loro dovrebbero essere interessati da queste nuove disposizioni, secondo il quotidiano fiammingo De Standaard.

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Questo accordo è un vero e proprio "piccolo miracolo" afferma la giornalista del quotidiano francofono Le Soir, "per tutti coloro che da anni aspettavano una decisione in questo campo". Ma nell'articolo viene criticata la forma attuale - semplici istruzioni e non una circolare - che riduce la portata di queste misure a un periodo limitato. "L'accordo ha il tipico difetto di qualunque politica di immigrazione fatta in questo paese: si fa un testo che non ha un valore regolamentare. (…) Come se in materia di asilo tutto dovesse avere un carattere evanescente, suscettibile di scomparire nel giro di 24 ore, a seconda delle incertezze della vita politica".

Anche la stampa fiamminga critica questo accordo. "Siamo di fronte alla montagna che ha partorito il topolino", osserva De Standaard in un suo editoriale. "Il governo [non ha definito] alcun criterio per il futuro, che rimane caratterizzato da una grande insicurezza giuridica. (…) I ministri hanno fatto solo una parte del loro dovere". Sul quotidiano Het Belang van Limburg, Jean-Marie Dedecker del partito fiammingo Ldd (Lijst Dedecker, estrema destra) teme soprattutto l'effetto di incoraggiamento per altri potenziali candidati al diritto d'asilo: "L'America ha la green card, l'Europa ha la carta blu [carta di soggiorno], in Belgio invece c'è carta bianca per chiunque voglia venire a vivere definitivamente in questo paese". Preoccupato dei "vaghi limiti giuridici" del testo e dell'enigmatico "ruolo di coordinatore" del primo ministro, Paul Biret su La Libre Belgique anticipa le possibili complicazioni politiche: "Fra non molto i fiamminghi cominceranno a parlare di 'lassismo vallone' di fronte a qualunque aumento del numero di regolarizzazioni rispetto alle cifre recenti, indipendentemente dai motivi che le hanno giustificate".

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