Il populismo non va mai in vacanza

Con le sue dichiarazioni sui paesi dell'Europa meridionale dove la ferie sono troppo lunghe, la cancelliera tedesca non ha solo preso un granchio, ma anche contribuito ad alimentare la deriva populista del continente.

Pubblicato il 19 Maggio 2011 alle 15:58

Pagheremo cara questa deriva populista e xenofoba che si sta impadronendo dell'Unione europea. Stiamo distruggendo più di 50 anni di pace e di sviluppo. E le nazioni ricche dell'Europa ne sono in gran parte responsabili. Le affermazioni di Angela Merkel sul Portogallo, la Spagna e la Grecia non possono spiegarsi neanche con la tipica incoerenza delle campagne elettorali. La cancelliera ha gettato benzina su un fuoco che è già molto vivo.

Le parole pronunciate martedì 17 maggio da Angela Merkel sono terribili: in paesi come il Portogallo, la Spagna e la Grecia non è possibile che la gente abbia più vacanze, lavori meno e vada prima in pensione dei tedeschi. Anche se queste cose fossero vere, la cancelliera non avrebbe dovuto dirle. Perché non è su questo che si basa il successo della moneta unica, e queste parole non fanno altro che diminuire la disponibilità di alcuni paesi ad aiutare gli stati della zona euro in difficoltà.

Del resto basta guardare le statistiche per vedere che nulla di quello che ha detto Merkel corrisponde a verità. Sono i tedeschi a detenere il record del numero di giorni di ferie. I greci invece sono quelli che lavorano di più. E anche se gli olandesi sono quelli che vanno più tardi in pensione, i portoghesi al quarto posto li tallonano da vicino. Dichiarare che un'unione monetaria impone a tutti di avere lo stesso numero di giorni di ferie, lo stesso numero di ore di lavoro e la stessa età per andare in pensione non fa altro che contribuire all'ignoranza, cioè al migliore alleato dei populismi e della xenofobia. Queste armonizzazioni devono essere le conseguenze e non le precondizioni del successo dell'euro.

Quello che rende fragile la moneta europea sono misure come la sospensione degli accordi di Schengen, che garantiscono la libera circolazione delle persone, e l'assenza di strumenti comuni, bilancio, fondi o meccanismi, che permettono di affrontare gli shock asimmetrici che stiamo vivendo oggi.

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Sospendere Schengen perché degli immigrati arrivano dal Nord Africa è molto più negativo per la moneta unica che i debiti di Portogallo, Grecia, Spagna e Irlanda messi assieme, e contribuisce a ritardare ancora di più questa armonizzazione del mercato del lavoro che tanto preoccupa Merkel. La mancanza di accordo su un sostegno credibile ai paesi della zona euro in difficoltà finanziarie (o come dicono gli economisti, "colpiti da uno shock asimmetrico"), minaccia l'euro più di questi argomenti populisti.

Shock asimmetrico

Se ci si attiene ai fatti, Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna sono vittime di uno shock asimmetrico in seno all'unione monetaria. Le ragioni che hanno portato questi paesi e non altri in questa situazione sono diverse, e tutti i paesi membri della zona euro hanno la loro parte di responsabilità. Del resto sei Paesi Bassi fossero oggetto di uno shock asimmetrico, è in questa prospettiva che il discorso sarebbe affrontato, con razionalità e non con i toni populistici di Merkel.

Non vogliamo credere che nella zona euro ci sia qualcuno intenzionato a riprendere la vecchia tesi di quel ministro olandese che negli anni novanta era contrario all'entrata degli stati dell'Europa meridionale (definiti il "club Med") nell'euro. Non vogliamo credere che i piani di aiuto siano fatti solo per obbligare prima o poi i beneficiari a uscire dall'euro. Angela Merkel deve onorare la memoria di Konrad Adenauer e l'eredità di Helmut Kohl.

Alimentare l'idea populista che sta crescendo nell'Europa dell'euro significa aprire il vaso di Pandora, risvegliare gli spettri più pericolosi del passato europeo. I tedeschi sanno bene che il progetto europeo merita qualcosa di meglio. Angela Merkel sa bene che un'elezione vale meno del futuro dell'euro. (traduzione di Andrea De Ritis)

Reazioni

Non facciamo confusione

Le dichiarazioni di Angela Merkel sulla durata delle vacanze e l'età pensionabile degli europei del sud non convincono la stampa tedesca, che contraddice cifre alla mano le affermazioni della cancelliera. Die Welt titola "La confusione dell'Europa" e spiega perché Merkel ha inviato un segnale sbagliato. "Le parole della cancelliera mostrano in quale direzione sta andando il treno europeo: la parola chiave è 'armonizzazione'". Così per esempio, scrive il quotidiano conservatore, "gli irlandesi sono pregati di portare le loro imposte sulle società al nostro stesso livello. Ma se è giusto che i paesi indebitati facciano di tutto per ritornare alla solidità, sarebbe un errore prescrivere a tutti la stessa medicina". Forse la Grecia troverà altre soluzioni, diverse dalle nostre, per ridurre le prestazioni sociali. L'età pensionabile a 67 anni costituisce solo un'alternativa tra le altre […] Da noi l'invecchiamento della popolazione è già parecchio più avanzato rispetto all'Europa del sud. Per questo motivo [in Germania] i più anziani sono indispensabili nel mercato del lavoro, mentre in Grecia non è così. Per quanto riguarda l'Irlanda, forse è proprio l'attrazione di un sistema fiscale competitivo a costituire il più grande vantaggio e di conseguenza la maggiore chance di ritrovare la crescita".

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