Madrid, 24 maggio. Una manifestante alla Puerta del Sol.

L’Europa non può abbandonare i suoi giovani

Esasperati dalla crisi, gli spagnoli hanno punito il governo alle amministrative e dato vita a grandi manifestazioni di protesta. I veri responsabili dello stallo del paese però non sono a Madrid, ma a Bruxelles e Berlino.

Pubblicato il 24 Maggio 2011 alle 14:33
Madrid, 24 maggio. Una manifestante alla Puerta del Sol.

Decine di migliaia di giovani spagnoli si sono accampati sulla piazza della Puerta del Sol a Madrid per protestare contro la disoccupazione di massa, che di recente ha superato il 21 per cento [il 43 per cento fra i giovani], e contro i drastici tagli al bilancio che il primo ministro José Luis Zapatero è stato costretto ad adottare per evitare il crollo dell'economia spagnola.

Al contrario della Grecia, prima della crisi la Spagna era un'economia relativamente ben governata, con i conti pubblici in attivo e un indebitamento inferiore a quello di molti altri paesi, come il Regno Unito. Ma la crisi bancaria e lo scoppio della bolla immobiliare hanno portato alla situazione attuale.

In occasione delle elezioni locali dello scorso fine settimana i socialisti di Zapatero sono stati severamente puniti dagli elettori, che per protesta si sono rivolti ai conservatori del Partito popolare. Zapatero, la cui popolarità è ai minimi storici, ha annunciato che non si ripresenterà alle elezioni del 2012.

Ma la crudele verità è che i politici spagnoli non hanno scelta: non possono svalutare a causa dell'euro, e non possono neppure iniettare denaro fresco per timore di irritare i mercati finanziari.

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Le medicine che potrebbero guarire dall'"influenza spagnola" non vanno cercate a Madrid, ma soprattutto a Bruxelles e a Berlino. Infatti è qui che i dirigenti europei hanno prescritto la cura sbagliata: invece di condurre una politica di bilancio orientata verso la crescita, associata a una riforma strutturale del mercato del lavoro, Angela Merkel e soci hanno puntato sui tagli e hanno imposto rimedi da cavallo alle economie colpite dalla crisi, con il risultato di rendere ancora più gravi i danni.

Accecata dalla preoccupazione di mantenere l'inflazione sotto controllo, un problema oggi marginale rispetto al dilagare della disoccupazione, la Banca centrale europea ha preparato il terreno all'aumento dei tassi di interesse, cosa che peggiorerà ulteriormente le cose per gli spagnoli.

Ma "l'influenza spagnola" ha anche messo in luce che il centrosinistra europeo non è in grado di proporre un'alternativa affidabile all'attuale politica economica. Si è sprecata l'occasione per riformare un settore finanziario senza regole responsabile della crisi. Adesso il centrosinistra deve dare una risposta chiara.

I ragazzi spagnoli, che hanno davanti molti anni di disoccupazione di massa, hanno giustamente perso fiducia nei loro dirigenti. E l'Unione europea non può, né moralmente né politicamente né economicamente, permettersi di abbandonare milioni di ragazzi europei. (traduzione di Andrea De Ritis)

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