La Polonia snobba il club di Frattini

Pubblicato il 8 Novembre 2010 alle 17:18

Gli accordi di Deauville tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel avevano fatto arrabbiare un po' tutti nell'Ue: che la coppia regnante d'Europa faccia un po' quello che vuole in privato – violando i patti di stabilità da essa imposti, per esempio – va bene, ma che si permetta di decidere a tavolino il futuro di tutti con un incontro in stile ancién regime è un po' troppo.

Ma mentre la maggior degli "esclusi" ha espresso il proprio malumore nell'ombra dei corridoi, guardandosi bene dal metterci la faccia, il nostro ministro degli esteri Franco Frattini si è coraggiosamente scagliato contro il sopruso franco-tedesco in un'intervista al Financial Times: "mettere sul tavolo decisioni precotte da prendere o lasciare non è accettabile per l'Italia e gli altri grandi paesi", ha dichiarato.

L'indignazione è sacrosanta. Non altrettanto la soluzione proposta: istituire un "gruppo d'avanguardia" composto dai sei maggiori paesi dell'Unione (Francia, Germania, Regno Unito, Italia, Polonia e Spagna) che si incarichi di pre-cuocere gli accordi che gli altri ventuno dovranno poi accettare.

L'idea è talmente indifendibile (la diarchia non va bene, l'oligarchia sì, in sostanza basta che ci siamo anche noi) che avrebbe potuto essere lasciata cadere senza troppo clamore. Invece il ministro degli esteri polacco Radek Sikorski si è premurato di rifiutare pubblicamente l'offerta di Frattini sullo stesso Ft: "Abbiamo già abbastanza divisioni a complicarci la vita", ha commentato con studiato sedgno.

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Perché? Secondo EUobserver, perché la Polonia cerca di spolverare la sua immagine europeista in vista del suo turno alla guida semestrale dell'Unione nel 2011, e farlo alle spese dell'Italia, le cui credenziali in Europa erano già troppo basse per poter essere danneggiate dalle ultime vicende del nostro premier, non costa nulla.

Lo schiaffo è tanto più bruciante in quanto l'odio della Polonia verso i circoli per pochi eletti è cosa assai recente: a settembre il presidente Bronislaw Komorowski aveva salutato con entusiasmo la nascita del "triangolo di Weimar", un gruppo di discussione informale i cui restanti vertici erano, guarda caso, Germania e Francia. "È l'ingresso della Polonia nelle sfere decisionali d'Europa", era stato il suo commento. Ma per uscirne da sportivo, Frattini potrebbe sempre ricorrere alla vecchia battuta di Groucho Marx: "non vorrei mai appartenere a un club che mi accettasse trai suoi membri".

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