Il primo aprile 2012 (curiosa la scelta della data) è finalmente entrato in vigore il regolamento che stabilisce le modalità di esercizio del diritto d’iniziativa dei cittadini europei introdotto dal trattato di Lisbona. D’ora in poi basterà raccogliere almeno un milione di firme in almeno sette paesi Ue e superare un lungo percorso a ostacoli burocratico per obbligare la Commissione europea a prendere in considerazione una proposta di legge d’iniziativa popolare. Beninteso, la Commissione avrà tutto il diritto di respingerla entro i tre mesi successivi, a patto che si prenda la briga di spiegare pubblicamente perché.
Ma chi dispone dell’apparato e dei fondi necessari per organizzare una campagna internazionale e farsi largo tra le complesse procedure richieste? Le lobby, per esempio, suggerisce New Europe. Saranno loro, più che i cittadini europei, a sfruttare questo canale per introdurre norme a loro favorevoli senza più dover laboriosamente manipolare i provvedimenti altrui. In termini di efficienza, se non altro, è un bel progresso.