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Odio per le strade

Pubblicato il 13 Luglio 2012 alle 15:05

Verso la fine di ottobre Mina Ahmad, una somala di 20 anni incinta di sei mesi, stava camminando con la sua figlioletta nei pressi della chiesa Aghios Panteleimonas, nel centro di Atene, quando è stata avvicinata da sei uomini vestiti di nero. “Da dove vieni?”, le hanno chiesto e in seguito alla sua risposta l’hanno colpita in testa con un bastone di legno e l’hanno lasciata a terra sanguinante.

Mahmoud e Maria, una coppia di rifugiati afgani, sono stati attaccati ad agosto in pieno giorno da alcuni uomini in motocicletta vicino alla stazione di Attiki. La profonda ferita sulla mano sinistra di Maria non si è ancora rimarginata.

Sono alcune delle storie raccolte nel rapporto ‘Hate on the Street’, presentato da Human Right Watch il 10 luglio, sull’aumento della violenza xenofoba in Grecia. Tra ottobre e dicembre 2011 ad Atene e Patrasso si sono verificati 63 incidenti a sfondo razziale, 300 nella prima metà dell’anno scorso. Le vittime erano tutti immigrati, la maggior parte provenienti da Afghanistan e Somalia, ma anche dall’Egitto, dal Senegal e da altri cinque paesi. Tra loro anche due donne in gravidanza. Il rapporto denuncia che

L’incapacità dei vari governi greci che si sono succeduti di adottare politiche migratorie coerenti, la cronica cattiva gestione del sistema delle richieste d’asilo e, più recentemente, la profonda crisi economica e la conseguente austerity hanno esacerbato quello che l’Alto Commisariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) ha descritto alla fine del 2010 come ‘crisi umanitaria’.

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Tanto che alcune zone di Atene sono diventate off limits per i migranti che temono aggressioni fisiche e verbali. Dai primi anni del 2000 la Grecia è diventata la principale via di accesso all’Europa per i migranti provenienti soprattutto da Asia e Africa. Frontex, l’agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, ha calcolato che alla fine del 2010 le frontiere greche sono state attraversate dal 90 per cento degli immigrati irregolari diretti in Europa, mentre nel 2011 55mila clandestini hanno attraversato il confine tra Grecia e Turchia, un aumento del 17 per cento rispetto all’anno precedente.

In mancanza di politiche adeguate, l’afflusso dei migranti ha avuto un forte impatto sugli abitanti delle città greche e negli ultimi anni si sono formati dei “gruppi di cittadini” che pattugliano i quartieri di notte per proteggere i residenti. Il sentimento anti-immigrati è stato fomentato da partiti nazionalisti di destra, primo tra tutti Alba dorata che alle recenti elezioni ha ottenuto 18 seggi in parlamento. Ma a cavalcare l’onda sono stati i politici di ogni schieramento, che hanno esplicitamente legato l’immigrazione irregolare all’aumento della criminalità e al deterioramento della qualità della vita dei greci. Così un paese storicamente accogliente è diventato inospitale nei confronti di molti stranieri, si legge nel rapporto di Hrw:

Mentre i turisti sono benvenuti, i migranti e i richiedenti asilo si trovano ad affrontare un ambiente ostile, dove rischiano di essere detenuti in condizioni disumane e degradanti e di subire miseria e violenza xenofoba.

Per Human Rights Watch i responsabili della situazione non sono solo le autorità nazionali, ma anche l’Europa e l’intera comunità internazionale che concentrate sulla crisi economica e preoccupate dal controllo dell’immigrazione hanno ”chiuso un occhio” di fronte all’avanzata della xenofobia in Grecia e nel resto del continente.

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