L’Europa vista da Boca Raton

Pubblicato il 24 Ottobre 2012 alle 16:16

A parte qualche stato menzionato di sfuggita e il solito riferimento al "fare la fine della Grecia", gli spettatori dell'ultimo dibattito televisivo tra Obama e Romney avrebbero potuto tranquillamente "scordarsi che l'Europa esiste", scrive Slate.

Tra gli argomenti affrontati dai due candidati "la crisi dell'euro non c'era, nonostante l'amministrazione Obama tema che i problemi dei debiti sovrani possano ostacolare la sua rielezione, e nonostante la pressione transatlantica, soprattutto sui tedeschi, perché si affronti finalmente la crisi", commenta il Guardian. Perché? Secondo Il Foglio

l'Europa da tempo non è una priorità per Washington. Da alleato di ferro è diventata un peso, il simbolo del fallimento finanziario e del declino […]. Bruxelles […] è l'alleato inaffidabile che fa perdere tempo e che destabilizza l'economia del pianeta. Un modello negativo e superato, strategicamente irrilevante per gli interessi della grande potenza.

Un'analisi un po' troppo pessimistica, dato la scarsa rappresentatività dei dibattiti di questo tipo rispetto alle reale gerarchia degli interessi di Washington. La politica estera non è certo al primo posto tra le preoccupazioni degli elettori degli swing states americani, a meno che non si parli di guerre e Medio Oriente, che infatti ha monopolizzato il dibattito. L'Europa poi è una questione particolarmente intricata, che mal si presta a essere semplificata in catchphrase da far riverberare sui titoli del giorno dopo. Ma per Libération il fatto che gli americani si siano scordati di noi dovrebbe piuttosto darci sollievo:

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Secondo molti diplomatici europei c'è da essere contenti che l'Europa sia scomparsa dai radar americani. Almeno la crisi dell'euro non è più brandita da Obama come la maggior fonte dei problemi economici dell'America e Romney ha smesso di fare del "socialismo europeo" il suo principale spauracchio di campagna. La discutibile conclusione di un eminente diplomatico europeo a Washington: di questi tempi meno si parla di noi negli Stati Uniti e meglio è.

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