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Per la fine del roaming c’è ancora da aspettare

Pubblicato il 6 Marzo 2015 alle 15:53

Chi sperava di poter finalmente usare il proprio cellulare o smartphone all’estero senza l’ansia di far esplodere la bolletta dovrà quindi rassegnarsi ad aspettare ancora qualche tempo. Prevista infatti per la fine del 2015, l’abolizione del roaming è stata rinviata almeno 2018.

Chiamati a esprimersi sul “pacchetto telecom”, una serie di misure proposte dalla Commissione europea e volte a modernizzare e armonizzare il settore in tutta l’Unione europea, i ministri competenti hanno infatti deciso il 4 marzo di giungere progressivamente alla soppressione dei costi aggiuntivi delle comunicazioni voce e dati da e per l’estero. Nel testo del pacchetto approvato dal parlamento europeo nell’aprile scorso era invece previsto che il roaming sparisse il 15 dicembre prossimo.

Il testo del mandato alla presidenza di turno dell’Unione a negoziare con il parlamento per giungere a una posizione comune adottato mercoledì prevede sì la gratuità del roaming, ma introduce una soglia di consumo al di là della quale gli operatori di telefonia mobile potranno far pagare le comunicazioni, gli sms e il traffico dati, come spiega Le Soir, di Bruxelles. Il testo adottato dal consiglio dei ministri non indica però la soglia in questione, anche se fonti citate da GigaOm parlano di 5MB di dati al giorno.

“È necessario un periodo di transizione per consentire agli operatori di adattarsi alle nuove condizioni del mercato”, afferma il comunicato del consiglio dei ministri, che precisa che durante questo periodo gli operatori “avranno la possibilità di applicare un sovraccosto” rispetto alle comunicazioni nazionali. Le nuove regole dovrebbero applicarsi dal 30 giugno 2016 ma, sottolinea EUobserver, “chi avesse sottoscritto un contratto biennale oggi non potrà approfittare delle nuove disposizioni prima del 2017.”

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Allo stesso modo i ministri hanno temperato quanto votato dal parlamento in materia di neutralità di internet (l’obbligo per i fornitori di accesso di applicare le stesse condizioni di traffico a tutti i loro clienti): “degli accordi su servizi che richiedono un livello specifico di qualità saranno possibili, ma gli operatori dovranno garantire la qualità dei servizi di accesso a internet”. In altre parole, pur non potendo “rallentare o bloccare dei contenuti” né discriminare i loro clienti, i fornitori di accesso potranno concludere accordi (a pagamento) con società come Netflix o YouTube per fornirgli più banda, e far pagare questi servizi aggiuntivi ai clienti. Un principio che, osserva La Tribune, “è in netta contraddizione con la decisione dell’authority americana per le telecomunicazioni del 26 febbraio che sanciva l’assoluta neutralità di internet.

Comincia ora una fase di negoziato tra il consiglio (gli stati) e il parlamento, con la mediazione della Commissione, che potrebbe volgere al braccio di ferro se i deputati decidessero di imporre il “loro” testo. Per questo, occorrerebbe un’ampia maggioranza: Socialisti e Liberali si sono già espressi in questo senso. Rimane ora da vedere come si posizionerà il Partito popolare (il più importante in termini di seggi): pur avendo sostenuto il pacchetto, non si è ancora espresso.

Il mercato unico europeo delle tariffe telefoniche dovrà quindi aspettare ancora un po’, mentre, ancora una volta, i governi nazionali si sono rimangiati le promesse fatte ai cittadini dalle istituzioni europee, questa volta cedendo alle pressioni dell’industria. Lo ha ammesso lo stesso commissario europeo in carica del dossier Andrus Ansip. Si capisce ora perché la sua predecessora, la tosta Neelie Kroes, convinta sostenitrice dell’abolizione del roaming e della neutralità di internet, avesse fretta che il pacchetto fosse approvato.

Secondo fonti del parlamento europeo citate da GigaOm,

diversi paesi hanno sostenuto l’annaquamento della riforma del roaming, e solo l’Italia e Cipro hanno affermato che la proposta non andava abbastanza lontano. I maggiori oppositori a un testo forte sulla neutralità di internet erano apparentemente i tedeschi e i britannici. E naturalmente questo non ha nulla a che vedere con il fatto che due dei più potenti operatori di telecomunicazioni, Deutsche Telekom e Vodafone, sono rispettivamente tedesca a britannica.

Il sito di informazione tecnologica osserva poi che “l’associazione degli industriali della telefonia mobile GSMA ha definito ‘un’occasione mancata’ la riforma al ribasso delle telecom.

Vedremo ora come – ammesso che lo facciano – i governi nazionali “venderanno” la loro marcia indietro agli elettori-consumatori e come riusciranno, come sono soliti fare, a dare a “Bruxelles” la colpa.

*Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Internazionale.*

Foto: Byronv

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