Voxeurop community Dopo il referendum nei Paesi Bassi

Lo stupro della ragione

Pubblicato il 17 Aprile 2016 alle 21:11

Che il mondo vada male, nessuno lo mette in dubbio. Crisi economica, crescita delle disuguaglianze sia all'interno dei paesi ricchi sia al livello mondiale, cecità e problemi legati all'inquinamento, guerre, ritorno degli estremismi religiosi e dell'odio. Tutti elementi che contribuiscono al malessere dei cittadini, alla crescita dei flussi migratori, al terrorismo e ai conflitti armati. Nel suo ultimo numero, Bruxelles, il fantasma dell'Europa, la rivista Limes propone una carta geografica di Caoslandia, cioè dei 28 conflitti armati attualmente in corso dall'America latina all'Asia, passendo dalla l'Africa e il Medio-Oriente.

Ora tutti questi problemi hanno portata globale. Tutti richiederebbero quindi delle soluzioni a livello globale. Per questo, tutti richiederebbero un'Europa politica unita per fare pesare la nostra voce al livello internazionale. Richiederebbero un'economia europea forte per uscire della crisi economica, per contribuire allo sviluppo dei paesi più poveri, per lottare contro i cambiamenti climatici. Quale paese può, da solo, affrontare queste sfide?

Invece, vediamo svilupparsi un movimento di "panico morale" esasperato dalle grida "al lupo, al lupo!" di politici senza scrupoli e di mezzi d’informazione alla ricerca di audience, che sotto pretesto, gli uni di proteggersi e gli altri di informare, puntano su cose facili da raccontare e spesso gradite da ascoltare. Invece di spiegare la complessità del mondo e dei suoi cambiamenti e l'assenza di soluzioni immediate, cercano facili capri espiatori come l'Europa e i migranti, ricreando la guerra tra "noi" e tutti "gli altri diversi".

E cosi, si chiudono le frontiere per impedire i flussi migratori, un messaggio chiaro da parte del continente paladino dei diritti umani, che suona un po’ come: "non venite a vivere da noi, andate a crepare a casa vostra, anche se casa vostra non esiste più". In questo modo sicuramente non solo non si risolve il problema dei flussi migratori, ma nemmeno quello della crisi economica europea. È invece cosi che, anziché sviluppare una vera politica comune, sia in materia di controllo delle frontiere europee sia in materia di politica estera comune, di collaborazione tra servizi di intelligence, ecc., si distruggono la democrazia, i suoi valori e il nostro modo di vivere col pretesto di difenderli.

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In questo ambito, il risultato del referendum olandese contro l'accordo di associazione economica Ue-Ucraina, è esemplare. Invece di spiegare che il rifiuto di quest'accordo nel 2013 da parte del governo ucraino dell'epoca è stato all'origine della rivolta dei cittadini della piazza Maidan, dell'annessione di Sebastopoli e della Crimea da parte della Russia ussi e della guerra del Donbass, il referendum è stato presentato come un modo di lottare contro la "megalomania dei dirigenti europei", contro l'euro, contro l'apertura delle frontiere e contro il governo del primo ministro olandese e presidente di turno dell'Unione, Mark Rutte.

Sembra che molti pensino che sia meglio ritornare nella caverna, descritta 2.500 anni fa da Platone. Una caverna, dove manipolatori agitano pupazzi, facendo credere ai cittadini che le loro ombre proiettate sui muri sono la realtà; dove incitano ad ammazzare coloro che, usciti dalla caverna, provano a spiegare che la realtà non è nella caverna, ma fuori.

Vignetta di Bas van der Schot, De Volkskrant, Amsterdam

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