Turchia, l'eterna fidanzata

Pubblicato il 26 Febbraio 2010 alle 14:00

“In oriente non c'è bisogno di lavorare sodo per ottenere ciò che vuoi: con un po’ di pazienza tutto ti arriva in ogni caso”. Queste parole dello scrittore Ahmet Hamdi Tanpinar (1901-1962) riassumono bene l’essenza del pensiero turco. Candidata all'adesione dal 1963, la Turchia deve regolarmente spiegare ai suoi 72 milioni di abitanti perché le porte della vecchia Europa per lei non si aprano mai.

Alcuni giornalisti europei invitati di recente in Turchia per un incontro sul turismo e l’ambiente sono arrivati pieni di preconcetti – “è un paese chiuso, pericoloso, tradizionalista” – scoprendo invece che la Turchia non ha bisogno di entrare in Europa perché l’Europa è già onnipresente: negli usi e costumi, nelle strade, nel bilinguismo degli abitanti, nelle città vecchie di duemila anni – come Perga, Aspendos, Side – che racchiudono più storia europea di quanto non facciano supporre le capre che oggi vi si aggirano. E ancora: nella facilità con la quale i conducenti di autobus accettano di essere pagati in euro e rendono il resto in lire turche, una valuta forte ormai quanto l’euro. O anche nella tangibile preoccupazione per la tutela dell’ambiente.

Perché la Turchia resta dunque un’eterna pretendente al matrimonio con l’Europa? L’Ue trova troppi difetti nella sua fidanzata ? La Turchia fa troppe cerimonie? Il torto è di entrambe, perché se l’Ue non si fa scrupolo di tenere le porte sprangate, i turchi dal canto loro non vogliono un coniuge troppo pretenzioso: “Se l’Europa ci chiedesse oggi stesso di entrare nell’Ue, non sono più molto sicuro che risponderemmo di sì”, ha scritto un giovane giornalista turco. Si spiega così l’assenza della bandiera europea, che invece sventola ovunque in Moldavia, anch’essa pretendente Ue, ma priva dello status ufficiale di candidata all’adesione.

Secondo un recente sondaggio, soltanto il 40 per cento dei turchi spera ancora di entrare nell’Ue, contro il 60 per cento di tre anni fa. La maggior parte dei giovani diplomati turchi pensa che l’Ue porterebbe nel loro paese le piaghe del capitalismo occidentale, costumi troppo permissivi, alcol, uno stile di vita troppo lassista. A forza di amare qualcuno che non corrisponde, si finisce col credere che si può anche trovarsi un altro partito. A meno che uno dei due non si decida, in un modo o in un altro, a dire le cose come stanno.

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Iulia Badea-Guéritée

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