Cos'è che ha sfumature di grigio, marrone e verde, è flessibile e si tiene in tasca? L'ultima balla di Mario Draghi, diranno alcuni spiriti pessimisti o caustici. Eppure la nuova banconota da 5 euro presentata l'10 gennaio è la prova più banale ma anche più concreta che le autorità europee conservano la loro fede incrollabile nel futuro della moneta unica. Cosa può esserci di più simbolico agli occhi dell'opinione pubblica, dei politici nazionali e dei mercati dell'introduzione di una nuova banconota?
Il presidente della Banca centrale europea (Bce) ha preferito porre l'accento sulla novità grafica della banconota: la presenza di un volto umano, in questo caso quello di Europa ricavato da una ceramica greca conservata al museo del Louvre di Parigi. Finora le banconote di euro raffiguravano soltanto monumenti immaginari che illustrano la storia dell'architettura europea dall'antichità ai giorni nostri.
In occasione del lancio della moneta unica i leader europei avevano deciso, dopo attente riflessioni, di evitare di raffigurare sulle banconote personalità o monumenti reali. Chi tra Goethe, Cervantes o Victor Hugo avrebbe dovuto ricevere l'onore di figurare sui biglietti da 500 euro piuttosto che su quelli da 10? Perché preferire il Colosseo all'Acropoli (o viceversa)? Per non urtare le sensibilità nazionali e rendere impopolare fin dall'inizio la nuova moneta, si decise di inventare monumenti-tipo, anche a rischio di rafforzare il carattere impersonale dell'euro.
Più di dieci anni dopo l'introduzione delle prime banconote il problema sembra ormai superato, e nemmeno la crisi dell'eurozona è riuscita a rimettere in discussione le nuove abitudini quotidiane degli europei. Ora che il primo passo è stato fatto, forse è arrivato il momento che la Bce prosegua su questo cammino con più audacia.
Quando l'Ue ha ricevuto il premio Nobel per la pace in molti, inclusi alcuni leader politici, hanno voluto sottolineare che i padri fondatori del progetto europeo meritavano il riconoscimento più dei loro successori. Ma allora perché non dare corpo a questo omaggio e consacrare Rober Schuman, Jean Monnet, Altiero Spinnelli o Paul-Henri Spaak (tanto per citarne alcuni)? Qualcuno magari obietterà che non sono figure conosciute dal grande pubblico, e che incarnano una visione tecnocratica dell'Europa. Ma sarebbe comunque un buon modo di far conoscere le radici storiche e culturali comuni degli europei (anche se soltanto delle nazioni che fanno parte dell'eurozona). In ogni caso sarebbe meglio che continuare a illustrare monumenti inventati che nessuno può visitare.
Dopodiché niente ci impedirebbe di decorare le nostre banconote con i volti di scrittori, pittori e musicisti che caratterizzavano le nostre valute nazionali. Fino a quando, finalmente, l'euro non sarà una moneta dal volto umano.
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