La paralisi

Pubblicato il 15 Luglio 2011 alle 13:13

Venerdì 15 luglio i capi di stato e di governo dell'Ue avrebbero dovuto incontrarsi per una riunione d'emergenza per discutere sulle risposte alla crisi della zona euro. Questo era il desiderio del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, che fin dalla sua nomina cerca di imporsi come l'animatore di questa prestigiosa istituzione. Ma i dirigenti europei, prima fra tutti Angela Merkel, hanno declinato l'invito, dimostrando la loro incapacità ad agire di fronte a un fenomeno potenzialmente letale per l'Unione europea così come noi la conosciamo.

La situazione è ormai nota: la Grecia si avvicina al fallimento nonostante la politica di rigore e il denaro prestato dall'Ue e dall'Fmi; il debito portoghese e irlandese è ormai definito "spazzatura" dalle agenzie di rating e l'Italia è costretta ad adottare un piano da 40 miliardi di euro di tagli con il coltello alla gola. Di fronte a tutto ciò i 17 della zona euro, la Banca centrale europea e la Commissione litigano sulla strategia da adottare. "Per assenza di leadership politica si discute sulle condizioni di partecipazione del settore bancario al nuovo piano di aiuti alla Grecia. Ma questo, cari ministri, significa occuparsi di un'influenza invece che del tumore che ci minaccia", scriveva Le Monde all'indomani dell'ultima infruttuosa riunione dei ministri delle finanze.

Tuttavia i nostri dirigenti hanno delle attenuanti, che al tempo stesso rappresentano altrettanti motivi di preoccupazione. La prima, come spiega Die Zeit, è quella di dover scegliere fra la pressione politica interna – contraria a finanziare nuovi piani di salvataggio visibilmente inefficaci a carico dei cittadini piuttosto che delle banche – e lo strapotere della finanza. Un settore che indebolisce l'autonomia degli stati, ma di cui questi ultimi non possono fare a meno per reperire i fondi di cui hanno bisogno.

La seconda ragione viene dall'altra sponda dell'Atlantico. Il 14 luglio l'agenzia Standard & Poor's ha minacciato di ridurre il rating degli Stati Uniti. Finora Barack Obama non è riuscito a convincere i repubblicani ad approvare il nuovo bilancio federale. La crisi finanziaria che scuote l'Europa minaccia quindi di indebolire l'America, cosa che aggraverebbe ancora di più la situazione nel nostro continente. Anche perché i responsabili americani non sembrano in grado di fare meglio degli europei.

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Indecisi, incompetenti o semplicemente paralizzati dall'alta posta in gioco e dall'impressione di non controllare il destino dei loro paesi, i leader europei dovranno comunque dimostrare la loro determinazione. Ma difficile dire quale deve essere la strada da seguire. (traduzione di Andrea De Ritis)

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