Bosnia-Erzegovina

Venti anni dopo Sarajevo, il dopoguerra non è finito

Pubblicato il 6 Aprile 2012 alle 13:47

Cover

Vent’anni fa, il 6 aprile 1992, “i paramilitari e l’Esercito popolare jugoslavo (Jna) diedero il via all’assedio e al bombardamento di Sarajevo, nello stesso giorno in cui l’Unione europea e gli Stati Uniti riconoscevano l’indipendenza della Bosnia-Erzegovina”, ricorda Delo. Il quotidiano sloveno sottolinea che “i preparativi per la guerra erano cominciati molto prima”, ma nessuno aveva preso sul serio le avvisaglie di un conflitto.

L’inizio dell’assedio alla capitale bosniaca segnò "il giorno in cui l’Europa è morta a Sarajevo", scrive Delo. Sul quotidiano lo scrittore bosniaco Dzevad Karahasan afferma che

la Bosnia-Erzegovina è ancora oggi in grave crisi, perché gli accordi di Dayton [che nel dicembre del 1995 misero fine alla guerra] hanno imposto una struttura statale non più sostenibile dal punto di vista sia giuridico che logico. Quando i burocrati internazionali e locali cercano di modificarla, vengono fermati con il pretesto che il cambiamento rischia di compromettere l’equilibrio e la pace. Ma l’unica pace in Bosnia è quella dei cimiteri.

Il meglio del giornalismo europeo, ogni giovedì, nella tua casella di posta

Dnevni Avaz, quotidiano di Sarajevo, dedica diverse pagine alle cerimonie per la commemorazione “del ventesimo anniversario dell’aggressione contro la Bosnia-Erzegovina” e alla “linea rossa” formata oggi da 11.541 sedie rosse sulla via Tito, in memoria degli abitanti della città morti durante la guerra. Dnevni Avaz ricorda inoltre che la giornata sarà l’occasione per celebrare anche “i 550 anni dalla fondazione di Sarajevo e i 67 anni dalla liberazione dal fascismo”.

Ciò che potrebbe permettere alla Bosnia di voltare pagina è la prospettiva dell’adesione all’Unione europea. Tuttavia il cammino è particolarmente in salita, come sottolinea Die Presse. In un editoriale intitolato “l’Unione europea e la schizofrenia bosniaca”, il quotidiano viennese sostiene che l’Ue dovrebbe tornare alle origini e affermarsi come un progetto di pace. Per ora invece si distingue soprattutto per il disinteresse verso ciò che accade in Bosnia:

L’Ue ha messo in chiaro con i politici bosniaci che il paese non potrà entrare nell’Unione fino a quando manterrà le complicate strutture create dalla comunità internazionale a Dayton. Ma al momento non esiste alcun accordo interno su una riforma strutturale.

El País commenta che il dopoguerra finirà soltanto il giorno in cui la Bosnia-Erzegovina entrerà a far parte dell’Unione:

La Bosnia-Erzegovina non ha nemmeno una festa nazionale, perché i politici non riescono a mettersi d’accordo sulla data […]. Il paese è ancora diviso in due entità […]. Un’amministrazione doppia e una totale mancanza di sentimento nazionale condiviso caratterizzano un paese che ha curato le proprie ferite ma non è riuscito a trovare una riconciliazione.

Tags
Ti è piaciuto questo articolo? Noi siamo molto felici. È a disposizione di tutti i nostri lettori, poiché riteniamo che il diritto a un’informazione libera e indipendente sia essenziale per la democrazia. Tuttavia, questo diritto non è garantito per sempre e l’indipendenza ha il suo prezzo. Abbiamo bisogno del tuo supporto per continuare a pubblicare le nostre notizie indipendenti e multilingue per tutti gli europei. Scopri le nostre offerte di abbonamento e i loro vantaggi esclusivi e diventa subito membro della nostra community!

Sei un media, un'azienda o un'organizzazione? Dai un'occhiata ai nostri servizi di traduzione ed editoriale multilingue.

Sostieni il giornalismo europeo indipendente

La democrazia europea ha bisogno di una stampa indipendente. Voxeurop ha bisogno di te. Abbònati!

Sullo stesso argomento