"Per ora le 500 imprese più grandi dell'Europa centrale e orientale resistono bene alla crisi", titola Hospodařské Noviny. Secondo il rapporto annuale dello studio Deloitte sulle principali società di 18 paesi della regione, i profitti sono aumentati di quasi il 30 per cento nel 2011. I più ricchi sono i costruttori automobilistici e gli operatori del settore energetico.
Il fatturato totale delle 500 più grandi società della regione è passato da 612 a 707 miliardi di euro, un aumento del 16 per cento, ma il loro rendimento è sceso del 3,5 per cento. "Questo può preannunciare un imminente rallentamento, ma non può di certo essere definito come un sintomo della crisi", osserva un analista di Deloitte. Tuttavia la situazione potrebbe aggravarsi in caso di crollo dell'euro, avverte il quotidiano economico:
La Slovacchia e la Slovenia, che pagano in euro, sono attualmente fra i paesi più minacciati. Ma a causa dell'alto livello di integrazione economica anche i paesi che hanno mantenuto le loro monete nazionali sarebbero in pericolo.
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Deloitte, che pubblica il rapporto annuale dal 2006, osserva anche che la crisi potrebbe coinvolgere delle imprese ancora in buona salute ma già colpite dal rallentamento dell'economia. Le imprese bulgare e romene (come Petrom e Automobile-Dacia) sembrano più vulnerabili, mentre quelle polacche (per esempio le compagnie petrolifere Pkn Orlen e Lotos) sembrano più solide.
Le principali forze economiche ceche come Skoda Auto, la compagnia elettrica nazionale Čez e Agrofert (agroalimentare) hanno progredito meno rapidamente delle imprese slovacche (Slovnaft, US Steel Ko*ce), ma ottengono comunque profitti doppi rispetto alla media della regione.