Il Parlamento si piega ai governi

Pubblicato il 17 Novembre 2010 alle 14:16

La Süddeutsche Zeitung esprime il suo rammarico per lo stallo delle discussioni tra gli stati membri e il Parlamento europeo sul bilancio dell'Unione europea: "se continuano così, presto l'Unione non avrà più soldi. I negoziati sul bilancio 2011 hanno rivelato brutalmente quello che i governi dei ventisette pensano dei loro rappresentanti a Bruxelles: niente. Gli europarlamentari hanno risposto al disprezzo con una sincera ostilità". Secondo il quotidiano bavarese la responsabilità del fallimento pesa sui governi, che non hanno saputo fare concessioni.

Secondo il Financial Times, l'atteggiamento "incredibilmente testardo" degli stati membri è dovuto al loro "desiderio di punire il Parlamento, che dall'entrata in vigore del trattato di Lisbona lo scorso dicembre tende ad affermarsi sempre di più". Secondo gli eurodeputati la rivendicazione di poteri più ampi "è pura e semplice democrazia": "dopo tutto sono gli unici eletti a suffragio universale a Bruxelles e bisogna tenerne di conto".

"Questo fiasco dimostra che la battaglia per il potere all'interno dell'Ue è appena cominciata", sottolinea Gazeta Wyborcza: se infatti "il conflitto si risolverà con la sconfitta del Parlamento e la vittoria di un pugno di governi capeggiati da Londra, dovremo affrontare la prospettiva di uno smantellamento progressivo dell'Unione europea". Il dibattito non riguarda tanto il denaro quanto il modo in cui il budget europeo dovrà essere elaborato e se l'Ue dovrà dotarsi o meno di risorse finanziarie proprie.

La partecipazione del Parlamento ai negoziati accresce la legittimità dell'Ue e garantisce che i prossimi bilanci favoriscano in modo equo tutta l'Unione e non soltanto alcuni stati. Il 15 novembre "alcuni governi hanno preferito bloccare il budget 2011 pur di non creare un precedente. Probabilmente lo hanno fatto perché contano di ridurlo sostanzialmente in futuro. Ma se quest'idea prevarrà, invece di progredire l'Ue andrà indietro", conclude Gazeta Wyborcza.

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