Il 19 novembre la decisione dell’Alta corte spagnola di emettere un mandato d’arresto per l’ex presidente Jiang Zemin, 87 anni, e per altri quattro alti funzionari cinesi “per le presunte responsabilità nel genocidio del popolo tibetano” ha innescato “un improvviso e sgradevole scontro diplomatico con il paese che secondo Madrid potrebbe diventare un nuovo Eldorado asiatico per le compagnie spagnole”, scrive El País.
Il tribunale ha basato la sua decisione sul principio della giurisdizione universale della giustizia spagnola per i crimini che coinvolgono i cittadini della corona anche quando si trovano lontani dalla patria. La Cina ha espresso “forte disappunto” per la vicenda e ha convocato l’ambasciatore spagnolo a Pechino per incontrarsi con alcuni funzionari del governo cinese.
La sentenza del tribunale segue l’esposto presentato nel 2006 da un’organizzazione tibetana per i diritti umani e dal cittadino spagnolo Sherpa Thubten Wangchen contro le azioni del governo cinese in Tibet dopo l’invasione del 1950.
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