Come atteso, il presidente della Banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha annunciato il 5 giugno che ridurrà il suo tasso prinicpale di rifinanziamento di 0,1 per cento, portandolo a 0,15 per cento. La Bce ha anche portato a livelli negativi il tasso sui depositi, ormai assestato sul - 1,10 per cento annuo, una mossa anch'essa tanto attesa quanto controversa. La misura punta a incoraggiare le banche a far circolare le liquidità anziché lasciarle a riposo nei forzieri della Bce.
“I risparmiatori tedeschi sono una nuova volta le vittime", scrive Die Welt, che si chiede
che cosa succederebbe se la politica di lungo periodo di denaro a buon mercato della Bce non portasse risultati? […] I risparmiatori dovranno abituarsi al fatto che risparmiare è fuori moda — ed è così ormai da alcuni anni a causa dei tassi d'interesse bassissimi e dell'inflazione ai minimi.
Per il Financial Times, Draghi “è andato il più lontano possibile" per porrtar l'eurozona fuori dalla deflazione, ma dubita che la sola politica monetaria possa rimettere in sesto l'economia della zona euro:
I governi nazionali devono anche esaminare le loro responsabilità. Molti paesi dell'eurozona, in particolare la Francia e l'Italia, devono completare le riforme strutturali necessarie per rilanciare la competitività. L'abile servizio di Draghi ha fatto calare lo spread, ma questo non può servire da scusa per i governi per non bere la necessaria medicina.