La destabilizzazione dell’ Ucraina

Pubblicato il 5 Settembre 2014 alle 09:31

Berthold Kohler scrive sulla Frankfurther Allgemeine Sonntagszeitung che il presidente russo Vladimir Putin “non è interessato al benessere dell’Ucraina”, sostenendo che ambirebbe piuttosto a creare uno “stato fallito” che agisca da zona cuscinetto tra la Russia e le democrazie occidentali:

L’obbiettivo di Putin non è stabilizzare il paese confinante, bensì la sua destabilizzazione. [Egli intende evitare la temuta svolta a ovest. Per un paese che ha questi “problemi”, l’adesione all’Ue o alla Nato sarebbe fuori questione] […] È ovvio che dal punto di vista geostrategico il Cremlino sta anche strizzando l'occhio alla costruzione di un collegamento via terra con la Crimea, [che al momento] dipende dall’Ucraina per i rifornimenti. Putin vuole invece che Kiev debba dipendere dagli approvvigionamenti russi, e non che Mosca dipenda da quelli ucraini.

Il settimanale britannico The Economist osserva per parte sua che malgrado le incursioni sempre più frequenti nella parte orientale dell’Ucraina, l’interesse di Putin si sia spostato in direzione dell’economia del paese:

A Minsk, [al vertice al quale ha incontrato il presidente ucraino Petro Poroshenko], Putin non è ricorso a nessuno dei toni nazionalistici che hanno accompagnato l’annessione da parte sua della Crimea. Egli ha battuto invece il tasto delle questioni di ordine economico, preludendo così, forse, a una guerra per il gas. Con il calo delle temperature, Putin crede che il tempo giochi a suo favore: per superare l’inverno, infatti, l’Ucraina ha bisogno di cinque miliardi di metri cubi di gas.

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The Economist fa presente che la perdita della Crimea e la crisi nell’est dell’Ucraina hanno lasciato l’“economia a brandelli”, e il Fondo monetario internazionale stima che il prodotto interno lordo del paese si contrarrà del 6,5 per cento quest’anno e che l’hryvnia ucraina sia caduta del 60 per cento rispetto al dollaro. Il settimanale sottolinea anche l’importanza della travagliata regione di Donbass, “responsabile del 16 per cento del Pil e del 27 per cento della produzione industriale complessiva del paese”.

Traduzione di Anna Bissanti

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