A distanza di pochi mesi dagli attentati di Copenaghen e Parigi, gli attacchi a Bruxelles hanno nuovamente portato a galla la domanda: “Come agisce l’Europa per difendere i suoi cittadini?”
“Ora più che mai urge dare una risposta ed un chiaro segnale ai cittadini europei che, da parte loro, esigono che l’Europa reagisca con vigore ed efficacia all’atrocità con la quale, ancora una volta, devono fare i conti”, osserva Patrick Martin-Genier, specialista in politica europea ed affari internazionale, su Huffington Post.
Per il momento, i Ventotto si sono accordati per accellerare la procedura per l’approvazione della direttiva Pnr (Passeger Name Record), ovvero l’insieme dei dati dei passeggeri e di tutte quelle informazioni che possono essere utilizzate dalle polizia per anticipare degli eventuali attacchi terroristici. Le tecnologie di eleborazione dei dati e di comunicazione sviluppate negli ultimi anni hanno facilitato il rapido recupero e l’immediata trasmissione di queste informazioni, rendendo il Pnr, uno strumento efficace nella lotta al terrorismo.
Il tutto andrebbe a danno della cosiddetta libertà pubblica poiché obbligherebbe le compagnie aeree a rendere conto dell’identità di ogni passeggero; nomi, indirizzi, numeri di telefono e di carta di credito, tutte informazioni alle quali hanno accesso le compagnie aeree per elaborare e gestire le prenotazioni ed effettuare correttamente i check-in. L’Europa aveva già bocciato in passato la bozza di provvedimento che rendeva accessibili questi dati ad un database centralizzato, mentre nel resto del mondo sono dati che vengono usati dalle autorità doganali e di pubblica sicurezza già da diversi anni.
L’attuale dibattito verte quindi ora sulla questione: la necessità di garantire la sicurezza dei cittadini può mettere a rischio il godimento dei diritti fondamentali e le garanzie di libertà?
La risposta dell’Europa, già martoriata dalla crisi migratoria, arriva con lentezza. “Il 29 marzo parte dei parlamentari europei, in particolar modo i conservatori britannici, hanno richiesto l’adozione urgente della direttiva, pur sapendo che sarà comunque lesiva delle libertà pubbliche”.
Ma questo non avrà comunque esiti positivi se l’Europa non si impegna nella messa in opera di una cooperazione rinforzata di sicurezza interna. “A essere messa in gioco è la credibilità dell’Europa e delle sue istituzioni” conclude Patrick Martin-Genier.
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