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Il 5 dicembre a Parigi Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno concordato un piano per salvare l'euro dalla catastrofe. Il presidente francese e la cancelliera tedesca chiedono ai 27 di approvarlo in occasione del vertice Ue dell'8 e 9 dicembre. Ma la stampa europea è piuttosto scettica.  

Pubblicato il 6 Dicembre 2011 alle 16:28

L'accordo prevede una riforma dei trattati per introdurre il principio del rigore di bilancio e sanzioni "immediate" e "automatiche" per gli stati il cui deficit supererà il 3 per cento del pil. Parigi e Berlino chiedono inoltre l'istituzione di una "regola d'oro rafforzata e armonizzata a livello europeo", affinché ciascun paese possa offrire garanzie sul rispetto degli obiettivi di equilibrio finanziario. Nel frattempo l'agenzia di rating Standard & Poor's ha annunciato di aver messo "sotto sorveglianza negativa" tutti i paesi dell'eurozona, compresi quelli con la "tripla A".

El País definisce l'accordo "sbilenco", "insufficiente" nell'insieme e "discutibile" sotto ogni aspetto, soprattutto considerando la totale assenza di riferimenti alla divisione delle responsabilità:

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È insufficiente perché Merkel e Sarkozy non disegnano affatto (come sostengono) un'unione fiscale […], ma al contrario non fanno altro che enfatizzare la disciplina di bilancio. Una riforma del trattato di Lisbona sotto minaccia sarebbe necessaria solo in caso di boicottaggio di qualche stato, e inoltre mette pressione a tutti spalancando un vaso di Pandora di interminabili discussioni bizantine. Ci sono voluti 10 anni per mettere a punto i trattati attualmente in vigore. Le maggiori carenze del progetto risiedono nella scarsa attenzione ai meccanismi per affrontare la crisi. C'è soltanto un accenno all'anticipazione al 2012 della creazione del Fondo di salvataggio definitivo, un silenzio assordante sul ruolo cruciale della Bce e un rifiuto irritante degli eurobond. Un magro raccolto, insomma. Se il piano non sarà migliorato in occasione del vertice dell'8 e 9 dicembre la gioia dei mercati avrà vita breve. – El País

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"Vince Berlino”, sintetizza La Stampa. Il quotidiano torinese apprezza che Merkel e Sarkozy abbiano riconosciuto l'autonomia del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, ma sottolinea con rammarico che l'accordo tra il presidente francese e la cancelliera tedesca è stato raggiunto a scapito degli eurobond, i famosi titoli di stato europei. Per il resto "non c'è un gran che di nuovo":

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Colpisce soprattutto la cosa di cui non si è parlato. I due hanno evitato la parola Bce, che il francese vorrebbe interventista e la tedesca limitata ai compiti di protezione della stabilità dei monetaria con la leva dei tassi.  – La Stampa

Secondo il portoghese Jornal de Negócios

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chi conosce l'Europa sa che Merkel e Sarkozy hanno tracciato un cammino incerto nella lotta contro il crollo immediato dell'euro, e inoltre hanno riaperto le ferite profonde aperte dalla crisi del 2010 nella sovranità e nella democrazia dei paesi dell'Ue.   – Jornal de Negócios

Público sostiene invece che

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La Germania si prepara a germanizzare l'Europa. […] Anche volendo accettare l'idea che è necessario 'rafforzare e armonizzare' l'integrazione fiscale nell'eurozona, le pretese della coppia Merkel-Sarkozy ricordano le spartizioni post-belliche. Ordini su ordini nei confronti degli sconfitti e dei sofferenti, e nessuna richiesta di sforzi, denaro e solidarietà [ai vincitori].  – Público

Il quotidiano estone Postimees si rammarica che ancora una volta "i capi di stato dell'Ue hanno indebolito le istituzioni europee":

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Qualsiasi progetto di salvataggio dell'eurozona è coordinato dal Consiglio d'Europa, un'istituzione che non è mai stata un organo di governo democratico. È necessario conferire maggiori poteri al Parlamento europeo. Il ritorno all'Europa delle nazioni sarebbe un passo indietro in materia di governance democratica, e sul piano della politica mondiale rappresenterebbe una catastrofe peggiore dell'11 settembre 2011 o delle guerre in Iraq e Afghanistan. – Postimees

Anche al di fuori dell'eurozona regna lo scetticismo. Il romeno Adevarul constata amaramente che la nuova Europa "non sarà perfetta né poetica":

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Al di là delle finezze della politica francese, l'Europa prosegue per la strada indicata dalla Germania. […] Tutto si svilupperà attorno allo zoccolo duro dell'eurozona, e i paesi che non ne fanno parte dovranno lottare per sopravvivere. La Romania, la Polonia e i paesi baltici dovranno farlo con tutte le loro forze. Non abbiamo altra scelta". – Postimees

Secondo Rzeczpospolita, infine, l'accordo tra Merkel e Srakozy per una unione della stabilità non è affatto un'evoluzione, e tanto meno una rivoluzione, ma soltanto il riproporsi di "una vecchia Unione paralizzata dal compromesso":

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Se si potesse disegnare la parola 'compromesso' avremmo dovuto piazzarla sulla bandiera dell'Ue, al posto delle stelle. Così almeno oggi non ci chiederemmo quale sarà la prima stella a cadere. Ma anche in quel caso si troverà un compromesso, e presto scopriremo che si può tranquillamente far parte dell'Ue e allo stesso tempo restarne al di fuori.  
  – Rzeczpospolita

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