Secondo la Stampa "la mossa multipla di venerdì è solo l’effetto ritardato del deludente vertice europeo di dicembre; era attesa, tanto che i suoi danni almeno per ora restano limitati". "Una responsabilità maggiore si abbatte sulla Germania", precisa il quotidiano torinese:
Se fosse questione di saldare i debiti altrui, i tedeschi avrebbero tutte le ragioni di rifiutare. Ma si rendano conto che i mercati, così come prima della crisi davano credito a troppo buon mercato ai Paesi spendaccioni, nell’ansia attuale premiano eccessivamente l’egoismo del Paese parsimonioso. Dal prolungarsi della crisi, la Germania risparmia miliardi pagando tassi di interesse eccessivamente bassi. Responsabilità è anche rifiutare i doni eccessivi.
Il portoghese Diário de Notícias sottolinea che la prima conseguenza del declassamento del rating francese è che
l'asse Parigi-Berlino si è spezzato. Il Reno continuerà a scorrere impetuosamente. La lotta per piegare la politica della Banca centrale europea si farà sempre più serrata. Non possiamo attenderci niente di buono da un Sarkozy disperato e da una Merkel terrorizzata sulla sua isola, che affonda sotto il peso dei risparmi degli europei che non sanno dove altro andare. L'Europa potrebbe avere un futuro: il federalismo, con la prosperità, e l'unione politica con la fiducia. E invece è vicina all'implosione, alla povertà, alla guerra. Il nemico non sono i mercati. È la stupidità politica.
Da Praga Hospodářské Noviny sottolinea che S&P non ha fatto altro che constatare che "il re è nudo", e il declassamento del rating dei nove paesi era ampiamente previsto. L'agenzia "ha semplicemente rivelato ciò che gli investitori sapevano da tempo: l'Europa come insieme non funziona bene. […] Se vuole sopravvivere, deve cambiare". Un'altra conseguenza del declassamento multiplo: il Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (Efsf) "perde la sua potenza di fuoco".
Secondo gli esperti l'annuncio di S&P aumenta la pressione affinché il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che dovrebbe sostituire l'Efsf [il primo luglio] entri in funzione immediatamente. Il vantaggio del Mes è che non dipende dal rating dei paesi perché dispone di un capitale proprio. […] Il declassamento del rating della Francia rafforzerà il ruolo della Germania nella missione di salvataggio dell'eurozona. Sarkozy si indebolisce, e ora Merkel dirige le operazioni.
In Austria la stampa non è affatto tenera con il governo: Die Presse attacca duramente il l'esecutivo invitandolo a
cambiare orientamento prima di fare la fine dell'Italia. Ma il governo, definendo il declassamento 'incomprensibile' sembra non volerne sapere, e preme sull'acceleratore nella corsa a un nuovo declassamento per l'Austria".
Lo slovacco Hospodárske Noviny scrive che venerdì 13 ha portato sfortuna all'eurozona:
I politici non fanno molto per migliorare la situazione. Di conseguenza la Slovacchia paga per aver aderito alla moneta unica. […] Siamo penalizzati dal salvataggio della Grecia e dal contributo all'Efsf. Risultato: instabilità politica ed elezioni anticipate.
In definitiva, scrive il Correre della Sera, il "declassamento di massa" è una dichiarazione di sfiducia nei confronti dell'euro che ha forti motivazioni politiche, proveniente da "un paese da sempre scettico sul destino della moneta unica".
"Il nodo vero è che questi giudizi, che dovrebbero servire a mettere in allarme gli investitori segnalando loro rischi che non hanno ancora percepito (adeguando di conseguenza i relativi rendimenti), in realtà arrivano quando quelle preoccupazioni sono ormai ampiamente diffuse nei mercati. […] [Questo è] il messaggio, non nuovo, che esce rafforzato dal giudizio di Standard & Poor's: quella europea è una crisi profonda che non ha soluzioni facili. Il percorso da compiere è lungo e pieno di insidie.