Crisi del debito
Il presidente della Bce durante la sua conferenza stampa a Francoforte, il 2 agosto.

Mario Draghi: salvatore o carnefice della zona euro ?

Molto probabilmente la Bce interverrà, ma gli stati dovranno prima chiedere aiuto. Il messaggio lanciato dal presidente della Banca centrale europea suscita vivaci reazioni sulla stampa europea, che si interroga sul reale potere di Draghi.

Pubblicato il 3 Agosto 2012 alle 15:34
Il presidente della Bce durante la sua conferenza stampa a Francoforte, il 2 agosto.

“Draghi si piega” alla volontà tedesca, insorge Abc. Il presidente della Banca centrale europea ha subordinato qualunque intervento della Bce sui mercati del debito alla richiesta di aiuto della Spagna e dell’Italia al Fondo europeo di stabilità finanziaria. E secondo la volontà del governo e della banca centrale tedesca, questo aiuto sarà accompagnato da una politica di rigore sotto sorveglianza europea. Per il quotidiano conservatore, Mario Draghi è “il riflesso di un’Ue impotente”.

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La partita che sembra giocare la Bce seguendo le direttive degli stati membri del nord è del tutto inaccettabile in un momento critico come quello che stiamo vivendo. [...] L’euro, per essere veramente irreversibile [un aggettivo utilizzato da Draghi], deve essere sostenuto da istituzioni solide, credibili e sotto una direzione chiara e determinata, qualità che la Bce non ha mostrato nel corso della crisi.

El País ritiene invece che “la Bce spinge la Spagna verso un altro salvataggio”. Il quotidiano di centrosinistra osserva che Draghi dispone ormai di “tutti i poteri”:

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Si è servito dell’attesa suscitata [quando ha dichiarato che la Bce avrebbe fatto qualunque cosa per salvare l’euro] per telecomandare tutti i movimenti importanti della politica europea nelle prossime settimane. In primo luogo la Spagna è condannata a fare tutte le riforme imposte dall’Europa e a chiedere un umiliante secondo salvataggio [dopo quello delle banche spagnole]. In secondo luogo l’Italia beneficerà indirettamente del salvataggio spagnolo, ma molto probabilmente sarà costretta a sua volta a chiederne uno quando la sua situazione politica si sarà chiarita. In terzo luogo i partner europei dovranno dare il loro accordo ai due salvataggi senza condizioni supplementari troppo onerose in termini politici. In quarto luogo se tutto si svolgerà in questi termini la Germania e la sua Bundesbank dovranno lasciar perdere il loro radicalismo ortodosso e lasciare le mani libere alla Bce. Infine tutto il potere dovrebbe andare a Draghi, un sogno del nuovo Richelieu della politica continentale. [...] La manovra presenta un solo problema: continua a basarsi sull’assunto che il sud debba proseguire a fare tagli nei propri bilanci, così da permettere il ritorno di un clima di fiducia.

In Italia il Corriere della Sera constata che la “cura Draghi delude i mercati”. Ma per il quotidiano, “questa svolta incompresa servirà” e i mercati hanno torto:

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Draghi ha dato tutto quello che poteva dare, salvaguardando l’autonomia della Banca centrale europea dati i vincoli politici e istituzionali dell’Europa di oggi. [...] Prima di tutto, non vincolandosi a interventi specifici, il presidente della Bce non chiude nessuna porta agli interventi di domani. E poi ricorda alla politica una verità fondamentale: che la possibilità e la richiesta dei salvataggi, con le loro conseguenze piacevoli e spiacevoli, non stanno tanto alla Bce, ma ai governi e ai loro elettori.

“Draghi prudente, i mercati affondano”, osserva La Stampa. Ma per il quotidiano torinese la colpa non è del presidente della Bce:

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Comunque, fra l’impazienza dei mercati e i tempi delle decisioni politico-economiche rimane troppa distanza: i mercati dovrebbero farsi meno nervosi e la politica più spedita. [...] Ma il tentativo, da molti suggerito o atteso, di soffocare di colpo gli spread [il differenziale tra i tassi di interesse sui debiti italiano e spagnolo e i Bund tedeschi] e i complicati guai dell’euro-area col bazooka della Bce, avrebbe consentito festeggiamenti per qualche giorno, forse qualche settimana, ma a costo di gravi delusioni successive. Anche perché se la Bce trascurasse i ruoli degli altri organi comunitari ne diminuirebbe la credibilità. E ciò non gioverebbe nemmeno alla sua.

Da parte tedesca Handelsblatt teme che il presidente della Bce possa intervenire per ricomprare il debito, mentre il Financial Times Deutschland [approva](http://www.ftd.de/politik/europa/:ezb-sitzung-draghis-weiser-plan/70071809.html#utm_source=rss2&utm_medium=rss_feed&utm_campaign=/politik [03/08/12 16:27:37] Carolin Lohrenz: http://www.handelsblatt.com/meinung/kommentare/ezb-draghi-wird-zum-getriebenen-der-maerkte/6953944.html) un “compromesso molto pulito”. La Süddeutsche Zeitung applaude alla doppia strategia di Draghi, “che agisce come quel presidente dell’euro di cui l’unione monetaria ancora non dispone”, abbandonando il ruolo di semplice “custode dell’inflazione” per diventare un “protagonista coraggioso”, sull’esempio di Alan Greenspan, l’ex responsabile della Fed statunitense.

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La sua grande sfida è quella di spiegare ai cittadini dell’Europa meridionale che non saranno aiutati se non riformeranno radicalmente la loro economia. Giovedì ha scelto la strategia intelligente del ‘finché non’. Ha parlato di acquisti di obbligazioni ma solo se i governi soddisfaranno le condizioni necessarie. In altre parole: il denaro non è gratuito, questo sarebbe mortale per il contribuente tedesco.

Questo scetticismo è condiviso da De Volkskrant. Il quotidiano olandese osserva che Draghi “ha danneggiato la propria credibilità” perché non ha risposto alle attese create dal suo precedente discorso. Tuttavia comprende la sua posizione:

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Non dispone dei mezzi necessari per risolvere la crisi della zona euro. Con i mezzi a sua disposizione, come l’acquisto di obbligazioni o il trasferimento di denaro a buon mercato alle banche, può solo lottare contro i sintomi della crisi [...]. In ultima analisi sono i politici europei che hanno la chiave della situazione. La crisi potrà essere sconfitta solo se i paesi forti saranno disposti a farsi completamente garanti per gli stati in difficoltà e se questi ultimi saranno disposti a rinunciare alla loro sovranità.

A Vienna Die Presse osserva che “la Bce è paralizzata dalla lotta di potere sugli aiuti finanziari”. Per il quotidiano di centrodestra il perdente è Berlino, che conduce una “lotta quasi disperata per imporre ‘l’unione della stabilità’’. Sulla base della decisione che la Corte costituzionale tedesca prenderà il 12 settembre [sul Meccanismo europeo di stabilità, Mes] e con il 59 per cento di tedeschi favorevole alla politica di Angela Merkel contro la crisi, la Bundesbank e il cancelliere rimangono fedeli al loro “no” al riacquisto massiccio di obbligazioni di stato e all’attribuzione di una licenza bancaria al Mes.

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Ma la Germania è sempre più isolata [Oltre al segretario al Tesoro statunitense Timothy Geithner e al finlandese Jyrki Katainen, peraltro molto vicino alla Germania], il nuovo presidente francese e il capo del governo italiano e spagnolo stanno creando un nuovo asse contro la politica di rigore indicata dalla Germania.

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