Elezioni legislative in Spagna
Sostenitori di Podemos a Madrid la sera del 20 dicembre.

“Nulla sarà come prima”

Le elezioni del 20 dicembre hanno segnato la fine del bipartitismo che ha caratterizzato la politica spagnola dal 1978. Per la stampa spagnola si tratta della fine di un'epoca e l'inizio di una fase di incertezza politica intorno alle possibili coalizioni di governo.

Pubblicato il 22 Dicembre 2015 alle 08:46
Sostenitori di Podemos a Madrid la sera del 20 dicembre.

Il Partito popolare (Pp) del premier uscente Mariano Rajoy è giunto in testa, seguito dal Partito socialista (Psoe) e dalle due formazioni emergenti, Podemos a sinistra e Ciudadanos al centro.

Per El País, la legislatura “sarà centrata su un parlamento di minoranza, nel quale nessun partito avrà la forza sufficiente per agire da solo, poiché tutti sono lontani dalla maggioranza assoluta. Il nuovo sistema uscito dalle urne non è una rivoluzione, ma un cambio importante”. E aggiunge:

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Si dovrà imparare a convivere in uno scenario di minoranze parlamentari, che dovranno dare il meglio di sé per dare stabilità al sistema. Non c’è dubbio che ci saranno negoziati complessi per formare il governo, ma c’è da sperare che i principali attori costituzionali affronteranno questo compito con spirito costruttivo. Molte delle speranze riposte dagli elettori nelle urne saranno frustrate se il processo sfocierà in esigenze massimaliste o veti che impediranno di trarre vantaggio dal cambio di sistema. I cittadini vogliono il consenso intorno alle politiche principali, e non che ogni nuova squadra al potere sfrutti le pecche del passato per bloccare le soluzioni per il futuro. In definitiva, dopo quattro anni in cui il dialogo politico ha brillato per la sua assenza, i partiti devono riprendere la via del negoziato per affrontare i problemi del nostro paese. Questo è il modo migliore.

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Luis Ventoso afferma su ABC che “il sistema politico spagnolo ha perso la stabilità delle ampie maggioranze, che era diventata il suo motto dal 1978, ed entra in un preoccupante processo di italianizzazione, i cui vantaggi pratici non sono ancora evidenti a un primo sguardo, fatta eccezione per la logica euforia dei nascenti Podemos e Ciudadanos.” L’editorialista ritiene che ora il premier uscente, Mariano Rajoy (Pp),

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deve governare, cercando, a fronte della frammentazione uscita dalle urne, una dignitosa soluzione di coalizione alla tedesca. Il Pp e il Psoe, i due storici partiti di governo, dovrebbero elevarsi al di sopra delle parti e mettersi d’accordo. […] Ma questo non averrà, poiché l’odio tra i due è troppo radicato.” Ventoso prevede quindi “o un governo di minoranza guidato da Rajoy e presto nuove elezioni, oppure una coalizione delle sinistre raffazzonata e piena di problemi.

“Nulla sarà come prima", dichiara El Mundo, per il quale con le elezioni, "che hanno provocato la liquidazione del bipartitismo e l’irruzione di forze emergenti, la mappa politica spagnola cambierà totalmente”. E aggiunge:

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Il bipartitismo che ha funzionato in Spagna sin dalla transizione ha firmato ieri il suo atto di morte. […] La frammentazione del voto fa presagire serie difficoltà per la formazione di un governo stabile, poiché il vincitore è ben lontano dalla maggioranza assoluta. Ci sono varie combinazioni possibili: governo di minoranza guidato dal Pp, grande coalizione Pp-Psoe, governo del Psoe con i partiti nazionalisti […] per la buona ragione che il leader di Podemos Pablo Iglesias ha condizionato questa alleanza all’appoggio dei socialisti allo svolgimento nel 2016 di un referendum sull’indipendenza della Catalonia. […] Il bipartitismo è ferito a morte, ma la nuova mappa elettorale porta con sé seri problemi di governabilità. […] E apre la porta alla possibilità di altre coalizioni. Occorre sperare nei negoziati che stanno per cominciare oggi, anche se noi contiamo sul fatto che, con questi risultati, Rajoy deve tentare di formare un governo.

“Il Partito popolare ieri ha vinto le elezioni. È stata la forza più votata e quella che ha il maggior numero di seggi”, ritiene La Razón. Per il giornale moderato, “l’opposizione ha capitalizzato elettoralmente quattro anni di sforzi e di politiche riformiste che hanno segnato il cammino della ripresa economica.” Malgrado il Pp

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abbia realizzato i punti principali dei suo programma e non abbia ingannato nessuno, i risultati non sono stati brillanti e ora si apre un nuovo scenario in cui il Pp può manovrare se le altre formazioni agiranno con senso dello stato. L’obiettivo non può che essere quello della stabilità del paese, in un momento chiave per la nostra ripresa economica. […] Che governi il partito che ha preso più voti costringerà a mettere in atto una politica di accordi per la quale il Pp è legittimo, [poiché] ha mantenuto la maggioranza assoluta al Senato, con 114 seggi. […] Si apre un’epoca in cui ci sarà da negoziare, però occorre farlo con senso dello stato e non a qualsiasi prezzo.”

“Gli spagnoli hanno deciso ieri di attuare un profondo cambiamento politico che comporta la fine delle maggioranze assolute e del bipartitismo che hanno caratterizzato i 37 anni di applicazione della Costituzione spagnola”, afferma La Vanguardia, secondo la quale

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I risultati delle dodicesime elezioni legislative da quando è stata instaurata la democrazia dicono chiaramente che i cittadini vogliono costringere quattro gruppi politici – il Partito popolare (Pp), il Partito socialista (Psoe), Podemos e Ciudadanos – a negoziare degli accordi per formare un governo stabile e per mettere in atto le riforme politiche previste con forme diverse, ma esplicite, nei diversi programmi elettorali. La situazione politica […] costringerà a uno sforzo negoziale tra i diversi gruppi, con le difficoltà che comportano le rinunce e le concessioni. Specialmente per i partiti emergenti, che hanno basato la loro strategia sul radicalismo delle loro posizioni. […] Da oggi stesso cominciano a sorgere voci a Bruxelles e nel mondo economico e in altri settori della società che spingono popolari e socialisti a formare una grande coalizione, l’unica formula che garantirebbe la stabilità. Ma né lo svolgimento della campagna elettorale, né la cultura politica dei due partiti lascia prevedere che si vada in questa direzione.

“Il verdetto delle urne di questo 20 dicembre apre le porte a un governo delle sinistre per la nuova legislatura, mettendo fine in modo brusco a quattro anni di maggioranza assoluta dell’esecutivo presieduto dal conservatore Mariano Rajoy”, calcola Juan Antonio Blay su Público. Per l’editorialista del giornale di sinistra,

la somma dei seggi del Psoe e di Podemos, con altri sostegni, come quello di Izquierda unida, potranno dare un appoggio stabile a un governo progressista.

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